Trasporto Vaccino, l'opinione di Bruno CortecciEcco il parere del rappresentante italiano nella commissione ONU Unece WP11 (ATP)



Lo studio del colosso della distribuzione DHL spiega che servirà un ponte aereo da 15.000 voli cargo per distribuire il vaccino dalle aziende di produzione agli Hub internazionali di tutto il mondo. Dopodichè il trasporto su gomma la farà da padrone sia nella fase di trasporto primario che nella distribuzione frazionata.

Il tempo ipotizzato di viaggio del vaccino è stimato tra le 24 ore (teoria migliore) e i sei giorni (scenario peggiore). Sempre comunque tutto tracciato digitalmente per poter monitorare il viaggio dalla produzione del vaccino alla somministrazione al paziente.

Inoltre per aumentare il grado di complessità, c’è da valutare le temperatura a cui dovranno essere trasportati i vaccini. Se alcuni viaggeranno in un intervallo compreso tra i +2°C/+8°C quello dell’azienda Pfizer sembra che debba essere mantenuto a temperatura ultra-fredda (tra-70°C e -80°C) fino a poco prima della somministrazione.

Se la prima ipotesi richiede una logistica attenta ma disponibile, la seconda necessita di una cold-chain estrema, che già esiste, però declinata solo in rarissimi casi per alimenti delicatissimi. Per quanto riguarda il trasporto tra +2°C/+8°C potrebbe essere l’occasione di vedere applicate seriamente, in modo capillare, le disposizioni delle GDP 2013 (Good Distribution Practice). Al contrario la distribuzione a “Ultra-Low_Temperature” è tutta organizzare. 

La prima criticità da affrontare è la sorgente di freddo, che allo stato attuale si chiama “criogenico” e nella fattispecie “ghiaccio secco” che ha il suo passaggio di stato ad una temperatura di -78°C. Viene definito "secco" perché in condizioni di pressione standard l'anidride carbonica passa dallo stato solido a quello gassoso per sublimazioneovvero senza passare per lo stato liquido.

La seconda criticità è rappresentata dal contenitore; oggi siamo abituati a celle isotermiche costruite con poliuretano o polistirene di 100mm di spessore, che riescono a sopportare bene delle differenze di temperatura tra interno e esterno di 50°C/60°C. Ma se prendiamo in considerazione una temperatura ambiente di +20°C mentre il vaccino dovrà permanere a -80°C, ecco che il salto termico balza 100°C (..e 20°C ambiente li riscontriamo in primavera appena iniziata.) rendendo gli attuali camion inadatti a trasportarlo. 

A questo punto è facile ipotizzare due soluzioni: la prima hyper-tecnologica, che prende in esame contenitori fatti con pannelli a vuoto V.I.P. (Vacum insulated Panels) oppure panneli con Aerogel rinforzato con fibra di vetro. La seconda più concreta, che potremmo definire “multi-stadio”, che utilizzerà i veicoli frigoriferi esistenti aggiungendoci all’interno dei mini-contenitori refrigerati con ghiaccio-secco. In questo caso l’aria all’interno del veicolo sarà intorno ai -20°C e quindi permetterà al mini-contenitore di vincere un salto termico di 60°C per arrivare ai -80°C ipotizzati all’inizio. 

Tutto questo, parlando in una zona evoluta come l’Europa, ma se solo pensiamo al continente africano con la carenza di infrastrutture di traffico, dobbiamo chiedere una forte inventiva alla “logistica” perché nessuno debba rimanere escluso da questo farmaco. 

Unicef sta lavorando per la realizzazione di refrigeratori a energia solare e l’attuale situazione ne ha moltiplicato gli sforzi. ma il rischio che una fetta di popolazione mondiale rischi di essere tagliata fuori per difficoltà tecniche di distribuzione è elevatissima.

Riassumendo, è quindi necessario che i Paesi di tutto il mondo immediatamente stabiliscano accordi certi e condivisi sulla distribuzione, con l'utilizzo di protocolli atti a concordare una sorta di “catena del freddo” unificata, certa, e efficace. 

Sarà la più impegnativa operazione logistica del pharma nella storia. Procedure in import e controlli da uniformare, trasporti internazionali e nazionali, offerta di magazzini a temperatura controllata da mappare e organizzare, fino alla distribuzione di ultimo miglio, che dovrà consegnare al grande ospedale e al piccolo farmacista di montagna.

Infine uno spunto di riflessione: perché non partire da quanto c’è già, ovvero la norma ISO EN 17066-2019 che contempla anche il trasporto e la distribuzione di farmaci +2°/+8° Celsius, e adattarla alle specifiche situazioni che verranno decise dai regolatori internazionali a salvaguardia dei singoli vaccini.