Trasporto a temperatura controllata via treno: i requisiti tecnici



(descrizione) La spinta del legislatore, sia europeo che nazionale e la diffusione di specifiche ESG da qualche tempo stanno spingendo l’utilizzo delle ferrovie per il trasporto a temperatura controllata.
Fatto salva la condizione di base riconosciuta anche dalla UE, ossia il limite minimo di 300 chilometri di tratta affinché la rotaia sia in linea teorica competitiva con la strada, esistono comunque dei requisiti tecnici perché la soluzione sia anche praticamente conveniente. Stiamo parlando di trasporto intermodale, perché i carri ferroviari refrigerati o frigoriferi sono utilizzabili solo in situazioni particolari. Le FS li avevano sperimentati anni fa ma non risulta che la cosa abbia avuto seguito. Quindi si parla di trasporto di semirimorchi, preferibilmente non accompagnati. Il principale requisito, che poi si ripercuote sugli altri, è che i terminal intermodali si trovino a distanze non eccessive dalle destinazioni finali. Non è necessario che i terminal siano dotati di magazzini frigoriferi ma lo è invece che abbiano aree di parcheggio con colonnine di alimentazione elettrica, per evitare la rottura della catena del freddo. L’alternativa è che il gruppo frigo del trailer possa essere avviato in remoto. Altro requisito è che terminal di partenza ed arrivo siano dotati di attrezzature di movimentazione verticale. Nella fase di trasporto, la soluzione ideale è infatti quella del carro tasca (poche) in cui viene caricato il semirimorchio in modo tale che l’altezza complessiva da terra non superi i 4 metri, per essere compatibile con gallerie e sottopassi.

Le ultime generazioni di carri poche sono dotati di alimentazione elettrica diretta in trifase, che consentono il viaggio a motore diesel del gruppo frigo spento. Con questi carri, le ferrovie svedesi e l’operatore Schenker già tre anni fa hanno aperto un servizio sperimentale da Narvik a Oslo, per un viaggio di 28-30 ore

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