La consegna a domicilio di piatto pronti, il food delivery, è un fenomeno che negli ultimi anni è diventato familiare e controverso (ricordiamo la vicenda ancora in corso dei fattorini). Ciò che sfugge, e che OITA cerca di far capire, è che il food delivery sconta ancora un problema di fondo: le start-up che si sono buttate nel mercato hanno dato pochissima attenzione alla sicurezza alimentare.
Pensiamo alla mancanza di packaging tracciabile, autopulente, in grado di mantenere le temperature e preservare il cibo. Stessa situazione per quanto riguarda i contenitori studiati per il cibo che viene trasportato.
Qualcosa comincia forse a muoversi. Beyond Engineering, una startup di Maranello, ha affrontato e apparentemente risolto il problema del trasporto dei cibi caldi, con un bauletto, Hot Box, che sfrutta il calore dei gas di scarico della scooter, mezzo molto utilizzato per il food delivery, per mantenere a temperatura costante il vano di trasporto.
Parte dei gas di scarico vengono spillati dalla marmitta e convogliati in una serpentina stagna in acciaio inox che trasferisce il calore al bauletto, che arriva e resta a 85 gradi dopo solo 15 minuti dall’avviamento del motore.
La parte geniale a nostro parere viene però dopo. Come chi sa chi mangia pizze ordinate a domicilio, nel contenitore si può accumulare umidità, e addio croccantezza. Hot Box è dotato di una piccola ventola per il ricircolo dell’aria che consente di mantenere costante la temperatura, ma soprattutto di un deumidificatore con una griglia in contatto con l’ambiente esterno. Il vapore acqueo all’interno del bauletto quando entra in contatto con i deumidificatore, a più bassa temperatura, condensa e viene eliminato.
Hot Box è in uso e in sperimentazione da parte di food delivery piccoli e grandi, dalla romana Moovenda a Deliveroo e UberEats, oltre che da parte di catene specializzate come Domino Pizza.