I contenitori refrigerati, in gergo reefer, utilizzati in ambito marittimo, ferroviario e stradale, si stanno trasformando in vere e proprie capsule temporali, in grado di preservare le caratteristiche delle merci deperibili in modi impensabili sino a pochi anni fa.
Com’è noto, le merci che danno più problemi nel trasporto a temperatura controllata non sono quelle che possono essere portate surgelate, ma quelle che richiedono temperature fresche. Il caso tipico è la frutta, che deve stare tra 4 e 14 gradi secondo le varietà. Il problema è che a quelle temperature molti tipi di frutti continuano a maturare durante il trasporto, per cui arrivati a destinazione la loro 'shelf life” residua è limitata. La maturazione può essere però bloccata se, oltre alla temperatura, viene anche controllata l’atmosfera ed è in questo ambito dove l’evoluzione dei reefer è più sorprendente.
Avvantaggiati dal fatto che un container viene aperto solo due volte per viaggio, alla partenza e all’arrivo, i reefer di nuova generazione sono a tenuta, e la composizione dell’atmosfera è gestita in ogni aspetto.
Un caso interessante è quello dei container reefer della MCI, la divisione del colosso dello shipping Maersk, che si occupa della produzione di container refrigerati. La linea Star Cool Integrated di container da 40 piedi in formato high-cube (più alti di quelli standard) dispone infatti di due opzioni. La prima, CA (per Controlled Atmosphere), permette la gestione e il controllo in tempo reale, anche in pieno oceano, della composizione atmosferica interna.
La seconda, StarConomy, è un’applicazione software che ottimizza il funzionamento del gruppo frigo sulla base dei parametri utente. In questo modo si ha un risparmio energetico del 50%, ma soprattutto è possibile gestire la temperatura e l’atmosfera in modo integrato, secondo il modello più adatto al tipi di merce trasportata.
Un grandissimo utilizzatore dei contenitori di nuova generazione è Chiquita (ex-United Fruits) per il trasporto delle banane. Controllando le percentuali di ossigeno, azoto e anidride carbonica, e la temperatura, Chiquita riesce a rallentare di molto la maturazione delle banane, sino a 45 giorni, consentendo ai carichi di arrivare in condizioni ottimali in ogni parte del mondo partendo dai luoghi di produzione, concentrati in America centrale.
Recentemente l’azienda ha ordinato altri 1000 container a MCI e ormai ha totalmente dismesso la sua flotta di bananiere per convertirsi ai container, trasportati sia con la propria flotta (la Great White Fleet, per il colore che le navi avevano in origine) che utilizzando i servizi di shipping.
Nel Mediterraneo e in Italia in particolare, Chiquita si appoggia a Maersk Line operando sia su Vado, il terminale refrigerato più grande del Mediterraneo, che su Livorno, Civitavecchia e Salerno, per servire capillarmente il mercato al dettaglio, il punto di forza della presenza del brand in Europa.