L’annuncio, con moltissimi punti oscuri, dell’offerta di acquisto (forse) del 70% del capitale della neonata ITA Airways da parte della strana coppia Lufthansa-MSC, ha acceso brevemente i riflettori sul settore normalmente di basso profilo dell’air cargo. Per dare un senso industriale all’offerta e alla presenza di MSC, si è infatti parlato di sinergie nel trasporto merci, indifferenti al fatto che il numero di aerei cargo presenti nella flotta ITA sia pari a zero.
Eppure, per il Made in Italy l’air cargo sta diventando sempre più importante, specie nel settore alimentare fresco. La tendenza segue quella europea che ha visto nei dieci anni compresi tra il 2009 e il 2018 crescere il traffico del 183%.
La IATA, ossia l’associazione delle compagnie aeree, ha creato una certificazione apposita, rivolta ai carrier e agli handler aeroportuali, per chi sta in questo mercato. In Italia il primo ad averla conseguita è l’handler Alha di Malpensa, il più grande operativo nello scalo lombardo. Dal punto di vista dei carrier però il mercato è in questo momento frenato dall’aumento dei prezzi dello spazio a bordo. In seguito a politiche che hanno privilegiato i maggiori margini legati al trasporto
passeggeri,oggi le flotte cargo sono a tappo. Abreveterminesistacercandodirimediarericorrendoall’utilizzo degli aerei fermi per il crollo del traffico passeggeri, ma la soluzione non è ideale. È infatti possibile sistemare i container refrigerati solo nella stiva bagagli, mentre il carico piazzato in cabina va movimentato manualmente.